Tempio Malatestiano

Il 29 gennaio 1944 alle ore 11.50 tre bombe cadono sul Tempio Malatestiano: non è solo il Duomo della città, ma una preziosa e invidiata testimonianza del Rinascimento italiano, con il suo affresco d Piero della Francesca (che per fortuna si salverà), il crocifisso di Giotto e soprattutto la imponente facciata del grande architetto Leon Battista Alberti. I danni sono enormi: spaccature profonde, demolizione dell’abside e delle due cappelle contigue. Il tetto è scoperchiato, le sculture sfregiate. Anche la tomba di Sigismondo viene duramente colpita e le ossa del Malatesta vengono a fatica ricomposte. Il suo teschio verrà messo in salvo dal canonico Polverelli e portato alla chiesa delle Grazie sul colle di Covignano.

Un riminese illustra a un ufficiale tedesco il monumento funerario del Malatesta e le sue ossa scoperte.

Il 24 febbraio avviene la ricognizione del Tempio per valutarne lo stato e i danni subiti alla presenza del Sovrintendente ai monumenti di Romagna, del vescovo, del vicecommissario del Comune e dei preziosi collaboratori e “custodi” Silvestrini, Ravaioli, Campana e Lucchesi. Il 5 novembre 1944 Umberto di Savoia visiterà le macerie del Tempio.

 

Da “La guerra a Rimini e sulla linea gotica” Ghigi, 1980

 

“Ma la incursione del 29 gennaio passerà alla storia per la selvaggia irreparabile offesa inferta al massimo monumento sacro della Rinascenza italiana, testimone e simbolo delle più gloriose tradizioni storiche di Rimini, fulgida gemma del patrimonio artistico nazionale: il Tempio malatestiano.

Dall’immane ferita aperta verso il cielo non più sale a Dio la preghiera dei fedeli, ma sì una invocazione di giusta vendetta contro gli assassini degli innocenti e i distruttori dei più alti valori dello spirito e della civiltà umana”.