Porta Montanara

Giancarlo Sormani, classe 1934. Il 28 dicembre del 1943 Rimini era persa, deserta. La maggior parte della popolazione si era rifugiata nelle campagne per scampare ai bombardamenti eppure la vita, in città, continuava per quelle attività e servizi che solo qui si potevano trovare. Erano quindi molti i pendolari giornalieri che si spostavano con il trenino di Porta Montanara tra Rimini e la Valmarecchia.

Porta Montanara
La stazione di Porta Montanara era il punto di ritrovo per chi, di giorno, andava a e veniva dalla città. I ricordi dei viaggi stipati nelle piccole carrozze, dei racconti tra il pianto inconsolabile delle donne è lucido e struggente. Sui quei binari, in quei vagoni, i riminesi raccontavano le loro giornate di guerra: privazioni, miseria, distruzione, famigliari perduti sotto i bombardamenti. Erano momenti di condivisione, di scambio reciproco di informazioni e di profondo dolore.

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Porta Montanara, costruita nel II secolo a.C. sotto l’impero di Silla, era uno dei quattro ingressi della città di Rimini, l’unico verso sud e la via Aretina. Dal Medioevo è conosciuta anche come Porta di Sant’Andrea.

 

Il 26 marzo 1944 l’arco di Porta Montanara viene distrutto.

Così riporta il Commissario Ughi:“Ieri 26 marzo – domenica – la dodicesima incursione aerea si è abbattuta sulla città. Alle 12.30 diciotto apparecchi tipo “Liberator” hanno sganciato da 4.000 metri d’altezza il loro carico esplosivo: bombe dirompenti di grosso calibro. Alle 12.50 un apparecchio quadrimotore lasciava cadere il suo carico: alcuni grappoli di bombe dello stesso tipo. La zona colpita è stata, come il 24 corrente, quella meridionale della città, via Garibaldi al Covignano. Evidentemente, il nemico cerca di colpire al cuore quel che era rimasto della vita della città: il settore ancora abitato e il cuore pulsante del Comune: gli uffici e i servizi comunali. I danni sono gravi (…) colpiti l’arco medievale, ricostruito su basi e fianchi romani, di Porta Montanara (…)”