Convento di San Francesco

Il “calvario” dell’ex Convento San Francesco inizia il 28 dicembre 1943, colpito durante il più terribile bombardamento che subisce la città; viene successivamente centrato il 29 gennaio dalle bombe degli aerei alleati. La storia di questo museo è breve ma ricca di eventi. Viene inaugurato ufficialmente come museo archeologico il 28 ottobre 1932, grazie al contributo dell’allora nuovo direttore Carlo Lucchesi e del pittore Gino Ravaioli; le collezioni verranno arricchite con l’apertura della sezione medioevale nel 1938. Il direttore Carlo Lucchesi sarà una figura centrale per le vicende delle guerra: già nell’estate del 1940 trasferisce presso il convento delle Grazie opere d’arte, materiali archeologici e antichi tomi.

Dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943 continuò l’opera di messa in sicurezza dei beni culturali della città, anche grazie all’impegno di alcuni suoi collaboratori. I principali artefici di questo salvataggio furono il già citato Lucchesi insieme a Augusto Campana; ad essi si uniscono Vincenzo Spazi, Gino Ravaioli, Giulio Cesare Mengozzi e Pietro Signifredi.

Grazie al loro sforzo le perdite di beni culturali furono limitate, infatti dopo il primo spostamento sulle colline di Covignano e nella polveriera di Spadarolo, molti materiali furono portati presso la casa del musicista Guido Mattei Gentili in località Torricella di Novafeltria. Il complesso dell’ex Convento San Francesco è andato irrimediabilmente perso durante i bombardamenti, ne rimangono in piedi alcuni tracce non ancora restaurate.

Testimonianza Augusto Campana

17 Gennaio 1944

Tornando per via Castelfidardo vado nel cortile del mercato per rendermi conto dei danni all’edificio della Pinacoteca (Convento San Francesco). È crollata tutta la parte orientale corrispondente ai due saloni e alle salette della Pinacoteca, fino quasi a terra, ad eccezione dell’angolo NordEst che resta in piedi. Del materiale poco o niente è rimasto, ma c’era roba nei magazzini del piano terreno, p. es. le lucerne del Museo Archeologico. Il danno maggiore è quello dell’edificio e dei suoi elementi architettonici (finestre del dormitorio nel piano superiore ecc.) Anche qualcuna delle iscrizioni tarde sistemate sistemate da lucchesi nel muro verso il mercato sarà crollata. Tra i rottami proiettati fino l centro del cortile raccolgo un certo numero (ma  ce ne saranno altri) di piccoli frammenti architettonici di marmi policromi che mi sembrano appartenente a n monumento del tardo rinascimento, e li gettò dentro una cancellata del Museo, meno due di una cornice curva che non passano tra le sbarre.

30 Gennaio 1944

Ai Musei. Una bomba caduta in mezzo a Via Dante il 29 gennaio, che ieri non avevamo potuto vedere, di fronte al corpo sporgente dell’edificio, che include lo scalone monumentale ha scompaginato gravemente le muraglie, e fatto crollare il ripiano dopo il primo ramo di scala visitiamo il Museo Archeologico; il 29 gennaio è caduta una delle epigrafi da S. Innocenza: rotta in tre pezzi, con frattura che interessa due lettere  della parte scritta (P. osi hoc monument(tum…) Il Museo arch. È ingombro di polvere, di calcinacci, e di infissi sfasciati, ma non ha avuto altri danni perché la suppellettile mobile, che più poteva soffrire dagli spostamenti d’aria, era stata messa via da Lucchesi in gran parte. Lo stesso si dica di ciò che resta della Pinacoteca: oltre il primo salone si apre il baratro. Dal chiostro si vedono le grosse crepe del fianco settentrionale del tempio. Qualche pietra delle arcate è smossa. Il museo Medioevale ha avuto la porta scardinata, ma è intatto. Ci soffermiamo sui frammenti del portale del vecchio S. Francesco ricostruito di Finamore: c’è un posto vuoto; Lucchesi mi dice che è riservato a un frammento che si trova, chi sa come, in una villa al mare con altri pezzi vari. […] Due uomini lavorano a sgombrare quello che resta nella Pinacoteca, e portano per ora il materiale nel Museo medioevale. Io mi accingo a “ripassare” il Museo archeologico, dove c’è da mettere da parte gli oggetti mobili che ci sono rimasti, badano che qualcosa non resti dissimulato tra i calcinacci che coprono il pavimento, e da ammucchiare sal per sal i resti degli infissi. Oggi ho fatto la sala V (mosaici) e IV (epigrafi). Nella sala V c’è anche del materiale dei disegnatori della Soprintendenza.